Rosa Balistreri: a Licata un evento in sua memoria, organizzato dal suo biografo Nicolò La Perna, intitolato "ricordando Rosa".

A Licata un evento in memoria di Rosa Balistreri

Si svolgerà nella giornata di sabato, 26 agosto a partire dalle 19.30, a Licata (Agrigento) all’Atrio Badia del Museo Civico l’evento: “Ricordando Rosa”, concorso di poesie e canzoni inedite siciliane, in memoria della cantautrice e cantastorie Rosa Balistreri.

L’evento sarà coordinato e promosso da Nicolò La Perna, biografo di Rosa Balistreri.

Alla kermesse musicale si esibiranno 10 poeti e 10 compositori con le loro canzoni.

I partecipanti al concorso sono stati selezionati dalle giurie apposite di poesia e di canzoni, che hanno scelto le 10 poesie fra una nutrita lista composta da circa 40 candidature pervenute, e 10 canzoni su circa una ventina di candidate.

Fra le canzoni in gara sarà eseguita da Giusy Romano:“Rosa chi fa?”, scritta e composta dal poeta Piero Carbone, con l’arrangiamento del maestro Angelo Apa.

Locandina dell'evento: "Ricordando Rosa", in memoria di Rosa Balistreri, in programma a Licata il 26 agosto 2023.
Locandina dell’evento: “Ricordando Rosa”, in memoria di Rosa Balistreri, in programma a Licata il 26 agosto 2023. – Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

La storia di Rosa Balistreri, fra dolore, e voglia di riscatto

Rosa Balistreri nacque a Licata il 21 marzo 1927 in una famiglia molto povera: la madre era un’umile casalinga; le uniche entrate di denaro provenivano dai piccoli lavori di falegnameria svolti dal padre.

Fin da giovanissima, Rosa Balistreri era dotata di un timbro vocale forte e originale che le permise, in seguito, di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono fortemente drammatico.

Nonostante questo talento, che le avrebbe forse riservato un destino più glorioso sin dall’inizio, la giovinezza di Rosa Balistreri venne turbata da un evento spiacevole.

A soli 16 anni, infatti, la giovane Rosa venne costretta a sposare, in un matrimonio combinato, Gioacchino Torregrossa, un uomo decisamente poco raccomandabile, dedito al gioco d’azzardo e all’abuso di alcool.

Molti anni dopo, in un concerto, Rosa avrebbe definito quell’uomo “latru, jucaturi e ‘mbriacuni”, ovvero “ladro, giocatore, e ubriacone” in dialetto siciliano.

Rosa Balistreri, cantautrice italiana.

Gli eventi burrascosi trascorsi da Rosa Balistreri con Gioacchino Torregrossa, detto “Iachinazzu”, raggiunsero l’apice dopo che l’uomo perse al gioco il corredo della figlia Angela; un fatto che suscitò l’ira di Rosa, fino a causare una reazione del tutto inaspettata.

Rosa, oramai giunta alla disperazione per i comportamenti del marito lo aggredì infliggendogli una ferita con una lima, e, credendo di averlo ucciso, andò subito a costituirsi dai carabinieri.

Gioacchino Torregrossa sopravvisse, ma ciò non impedì a Rosa Balistreri di scontare sei mesi di galera, venendo poi scarcerata con la condizionale.

Per mantenere la figlia Rosa fece diversi lavori: dapprima in una vetreria, poi come raccoglitrice e venditrice di lumache, capperi, fichi d’india, sarde e infine si mise a servizio di una famiglia nobile di Palermo; successivamente mandò la figlia in collegio. In questo periodo Rosa imparò a leggere, e a scrivere.

Innamoratasi del figlio del padrone, Rosa ne rimase incinta; si vede poi costretta a fuggire, e a subire una condanna successiva a sei mesi di carcere sull’accusa di furto dalla famiglia per cui lavorava.

Uscita dal carcere trova lavoro come sagrestana e custode della chiesa degli Agonizzanti a Palermo; dove visse in un sottoscala insieme a suo fratello Vincenzo, invalido, che in quel periodo imparò a fare il calzolaio.

La vita di Rosa Balistreri sembrava mantenere quell’atmosfera da incubo, iniziata nella giovinezza; dato che un nuovo colpo di scena sembrava darne conferma: ricevette, infatti, delle molestie dal nuovo prete, a cui non cedette, ma questo rifiuto la costrinse a scappare ancora da una società diventata, per lei, molto ostile.

Nella sua nuova fuga, Rosa, dopo avere rubato i soldi delle cassette dell’elemosina, partì con il fratello Vincenzo per Firenze, dove lui lavorerà in seguito presso una bottega di calzolaio e lei a servizio in case signorili.

Richiamata a Firenze anche la madre, e una delle due sorelle, Rosa avviò con loro un banchetto di frutta e verdura al mercato di San Lorenzo.

La sorella Maria li avrebbe raggiunti in seguito, scappando coi figli alle prepotenze del marito; ma, poco dopo la fuga, l’ex marito la uccide; in seguito a questa tragedia il padre di Rosa si toglie la vita impiccandosi.

Nei primi anni ‘60 Rosa incontrò il pittore fiorentino Manfredi Lombardi, con cui visse per dodici anni.

Durante questo periodo allargò la cerchia delle sue amicizie entrando in contatto con il mondo degli intellettuali dell’epoca.

Rosa Balistreri

Nel 1966 partecipò allo spettacolo di canzoni popolari messo in scena da Dario Fo, dal titolo “Ci ragiono e canto”.

Rosa, all’epoca 40enne ha ormai il volto segnato da una vita durissima quanto intensa, con gli occhi limpidi e sicuri di chi porta fino in fondo le proprie battaglie; la sua voce ha un timbro arcaico e diretto: la sua presenza drammatica rimane ben impressa negli spettatori, come le canzoni popolari siciliane che interpreta, nelle quali si racconta non solo la miseria ma anche l’orgoglio e lo sdegno del popolo.

Per circa un ventennio visse a Firenze per poi trasferirsi nel 1971 a Palermo.

Dopo essere stata lasciata da Manfredi Lombardi per una modella, Rosa per mantenere sé stessa, e la figlia che nel frattempo per amore aveva lasciato il collegio e aspettava un figlio, cantò per le Festa de l’Unità e recitò nel Teatro Stabile di Catania.

Nel 1973 Rosa Balistreri decise di partecipare al Festival di Sanremo con la sua canzone dal titolo “Terra che non senti”, ma il brano venne escluso in extremis, poiché ritenuto non inedito; questo episodio suscitò molto fragore al punto che la cantautrice siciliana venne considerata da molti la vera vincitrice del Festival di quell’anno.

Nel 1974 partecipò assieme ad altri esponenti del folk a Canzonissima. Dal 1976 è stata accompagnata spesso da Mario Modestini, musicista e compositore, che ha scritto per la sua voce le musiche de “La ballata del sale” (1979), di “Buela” (1982) e di “Ohi Bambulè” (1987).

Morì a 63 anni il 20 settembre 1990 a Palermo, presso l’ospedale Villa Sofia in seguito a un ictus cerebrale sopraggiunto durante una tournée in Calabria; venne poi sepolta nel cimitero di Trespiano (frazione di Firenze).

Il 31 maggio 2008 è stato organizzato il concerto “Terra ca nun senti” (tratto dal brano omonimo che in dialetto siciliano significa “Terra che non si sente”), un tributo per Etnafest 2008, svoltosi in piazza Università a Catania, a cui hanno partecipato vari artisti: Rita Botto, Carmen Consoli, Giorgia, Patrizia Laquidara, Nada, Marina Rei, Etta Scollo, Tosca, Paola Turci, Ornella Vanoni, Alfio Antico, Faraualla, Emma Dante, con l’Etna Orchestra diretta da Salvo Cantone.

Nel 2017 viene prodotto e trasmesso da Rai Storia per la serie “Italiani” il film-documentario “Rosa Balistreri – un film senza autore” di Marta La Licata, con la regia di Fedora Sasso, una monografia dedicata alla cantante con la pubblicazione di alcuni inediti e le testimonianze e l’omaggio di intellettuali che con lei collaborarono, fra i quali Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Otello Profazio, e Gianni Belfiore.

Nel novembre 2012 venne pubblicato da Nicolò La Perna il volume: “Rosa Balistreri – Rusidda… a licatisi”, opera che raccoglie la vita e le opere di Rosa Balistreri, con le preziose testimonianze delle persone che l’hanno conosciuta o che hanno avuto l’immensa fortuna di lavorare con lei, ancora oggi ricordata per la sua splendida voce, autentica, proprio come la sua vita, dura, e difficile, che ha forgiato una grande anima capace di trasformare il dolore in musica.

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